Anche quest’anno, puntuale, sul finire di un anno scolastico particolarmente difficile ed estenuante per studenti e insegnanti, giungono le proposte dal mondo politico per il prolungamento dei giorni di lezione a tutta l’estate a parziale compensazione di quanto i ragazzi hanno perso in termini di studio. Sorgono naturalmente riflessioni e obiezioni a riguardo. Nessuna opposizione d’emblée all’iniziativa ma lasciamo che ognuno svolga il proprio ruolo e ad occuparsene siano le associazioni e le Agenzie che a vario titolo si occupano delle attività ludico –ricreative.
In fondo, quello che è mancato ai nostri studenti, a causa del lockdown, è stata proprio la dimensione relazionale e la socializzazione, ragion per cui pensare alla costituzione di occasioni che consentano di rimediarvi trova il nostro sostanziale appoggio. È importante, però, che gli studenti distinguano momenti e figure di riferimento: ci rifiutiamo di avallare un’immagine di docente tuttologo o tuttofare, inevitabilmente falsamente professionale anche perché, in questa escalation di improvvisazioni, il rischio è lo snaturamento della funzione docente. Ognuno di noi è titolare di un insegnamento quindi una disciplina da insegnare. Lasciamo anche agli esperti il compito di occuparsi di orientamento, transizione scuola-lavoro, legalità, cyberbullismo, ambiente, educazione stradale, affettività ed anche aspetti meramente burocratici che oggi stanno occupando sempre più, per esempio, il tempo dei coordinatori di classe.
Sono già tanti gli oneri che ricadono sui docenti sottraendo tempo al reale rapporto con gli studenti, a svantaggio della relazione umana e didattica. La burocrazia e la documentazione che i docenti sono obbligati a produrre, e ad avere agli atti, richiede tempo e attenzione. Le continue “innovazioni” introdotte dalle forze politiche che si sono avvicendate, modificano l’esistente senza dare la possibilità di mettere in atto e sperimentare quanto precedentemente proposto. Siamo passati dall’alternanza-scuola lavoro al centro della “Buona Scuola”, al PCTO nel giro di pochissimo tempo. Innovazioni che richiedono tempo, impegno ed una approfondita analisi dei risultati. Oggi stiamo reimpostando i nostri piani di lavoro in considerazione dell’Educazione Civica, introdotta dalla legge 92/2019, contemplata in tutti gli ordini di scuola e in tutte le annualità. Abbiamo dovuto far fronte alla DAD reinventando metodo, valutazione e confronto. Per non parlare delle ulteriori modalità messe in atto in conseguenza della scuola on demand. Spesso non si ha il tempo di formarsi, confrontarsi e sperimentare “le nuove modalità” che subito, un nuovo Governo reintroduce, in pieno anno scolastico, nuove modifiche, come per esempio il nuovo PEI nazionale o la nuova valutazione per la scuola Primaria che ha abolito i voti riproponendo i giudizi. Per non parlare degli aggiustamenti annuali degli esami di Stato, ormai quasi d’obbligo per ogni nuovo Governo.
Ma passiamo all’aspetto pratico.
Il piano estivo si prefigge di consentire il recupero di quella socialità affievolita dal forzato isolamento imposto dal Covid-19, dal potenziamento delle competenze classiche (italiano matematica lingue) e l’integrazione con attività educative incentrate su musica, sport, scienze, digitale, ambiente, legalità. Il tutto a partire dalla fine delle lezioni a giugno, per tutta l’estate, fino all’inizio del nuovo anno scolastico. Fermo restando l’apprezzamento ideale per le nobili intenzioni, alcune domande però sono d’obbligo. Ci sono i tempi tecnici per organizzare i Corsi, nominare su base volontaria i curatori, gli educatori, i tutor, ed eventuali esperti esterni? E l’acquisto di materiale? Come si dovrebbe procedere per l’individuazione delle associazioni del Terzo Settore che dovrebbero sobbarcarsi il maggior onere del lavoro? E gli spazi esterni dove far incontrare gli studenti con le locali realtà produttive, imprenditoriali e di volontariato? C’è disponibilità di personale ATA preposto alla apertura, chiusura, vigilanza, pulizia degli ambienti scolastici?
Da una ricerca promossa da “Sondaggio Scuola” e pubblicata sul Corriere della Sera del 30/04/2021, su un bacino di 5000 intervistati, circa il 70% degli istituti scolastici intervistati non intende partecipare. Un altro sondaggio promosso da “Tecniche della Scuola”, su 4447 intervistati, ha rivelato che il 70% dei genitori e l’81% degli studenti non hanno mostrato interesse in un loro coinvolgimento. A tutto ciò bisogna aggiungere che d’estate, soprattutto al sud Italia, nelle ore da destinare alle attività, le temperature sono torride e poco invogliano a chiudersi in un locale (la stragrande maggioranza di edifici scolastici italiani è sprovvista di aria condizionata) o peggio ancora all’aperto, per espletare i percorsi proposti. L’impressione è che tale progetto – ribadiamo meritorio negli intenti – sia la perpetuazione del solito antico motto armiamoci e partite da parte di chi, preposto come garante (politico) al corretto funzionamento della complessa macchina dell’istruzione voglia riversare sul personale della scuola la responsabilità di un “Piano” che meriterebbe una più accurata elaborazione.
Condividiamo l’idea per la quale il rilancio e la ripartenza del Paese devono necessariamente passare attraverso il sistema scolastico, consapevoli che il futuro dell’Italia è nei giovani che oggi frequentano le scuole. Purtroppo a volte si ha la percezione che classe politica utilizzi la scuola come capro espiatorio dei mali di una società i cui problemi, spesso, hanno altra origine.
Movimento LaScuolaperLascuola, sito web – https://www.lascuolaperlascuola.it
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